Nel settecento - definito secolo dei lumi, età illuminata, età della ragione – si cercava già una definizione per il movimento culturale dell’epoca, che riassumesse in poche parole l’idea che qualcosa di nuovo, un nuovo modo di guardare le cose, un nuovo pensiero, stesse percorrendo trasversalmente la scienza, la filosofia, il diritto, la politica, le istituzioni, l’economia, la religione, le lettere, le arti…insomma tutti i campi del sapere umano.

Nel 1784 un giornale tedesco nel tentativo di dare una definizione al fenomeno, pose il quesito “Cos’è l’Illuminismo?” il dibattito si accese. Tra tutte le risposte, resta scolpita nella storia quella di Kant (o kantiana dell’illuminismo):

"Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo. »

Secondo il filosofo tedesco, l’ Illuminismo rappresenta l’ingresso dell’umanità nell’ età adulta, che implica la necessità di responsabilità, coraggio, autonomia e capacità di pensiero autonomo. L’ uomo pertanto non è più sottomesso ad alcuna autorità superiore.
I liberi pensatori portavano un medaglione con inciso il motto del poeta latino Orazio "Sapere aude!" che condensa efficacemente il pensiero di fondo dell’ Iluminismo.